[:it]Gli indicatori di mercato sono in crescita, così come la domanda di nuovi contenitori da acquistare o noleggiare. Ma nel 2016 le compagnie hanno subito forti passivi di bilancio.
Se il buongiorno sui vede dal mattino i primi mesi dell’anno sembrano indicare un 2017 nel quale sembra finalmente mostrarsi la tanto attesa inversione di tendenza per l’industria del trasporto marittimo containerizzato. D’altronde già l’ultimo trimestre del 2016 lasciava chiaramente pensare che il peggio per i vettori globali potesse essere alle spalle.
Uno dei segnali positivi è la domanda di container in netta crescita sia da parte di chi intende acquistarli che da chi li vuole noleggiare: si è tornati ai livelli di ottobre 2015 e questo è ritenuto dagli addetti ai lavori un chiaro indicatore del fatto che i commerci internazionali stanno aumentando e di conseguenza la domanda di spedizioni marittime è attesa in aumento nel corso dei prossimi mesi.
L’Harpex Shipping Index, un indice che rappresenta l’andamento dei noli marittimi delle spedizioni containerizzate, è salito del 40% nel corso del 2017 raggiungendo i 439 punti, pur rimanendo ancora lontano dalla ripresa vista nel 2015 e dal record (+76% rispetto ai livelli attuali) fatto segnare nel 2005. I noleggiatori di contenitori dicono che il tempo d’attesa per avere box nuovi ha raggiunto i 30 giorni, in taluni casi anche oltre, a conferma che il volume di produzione in questo momento non riesce a soddisfare le richieste del mercato. Questa situazione è il risultato non solo di una ripresa della domanda di trasporto marittimo ma anche della riduzione di offerta di stiva e di container sul mercato conseguente al fallimento di alcune compagnie di navigazione (una su tutte la Hanjin Shipping).
La società di ricerca Drewry ha fornito anche un quadro più preciso su quanto negativo finanziariamente sia stato il 2016 per le compagnie globali, calcolando in circa 3,5 miliardi di dollari la perdita aggregata delle 15 maggiori compagnie di navigazione mondiali. Un bilancio meno grave rispetto ai 5 miliardi di rosso previsti dagli stessi analisti nel corso dell’anno passato, perché a risollevare i bilanci hanno contribuito soprattutto gli ultimi tre mesi del 2016, quando è iniziata la risalita dei noli marittimi.
Delle 15 principali compagnie marittime attive nel container, solo quattro hanno chiuso l’ultimo esercizio con un risultato netto positivo: le compagnie regionali asiatiche Matson e Wan Hai (rispettivamente in utile per 141 e 58 milioni di dollari), Hapag Lloyd (141 milioni) e CMA CGM (29 milioni). Gli “ultimi della classe” sono stati Hyundai Merchant Marine (-716 milioni di dollari), Yang Ming (-453 milioni), Maersk Line (-396 milioni) e MOL (-354 milioni).
“Piccolo è bello nel 2016 a giudicare dai margini di profitto di compagnie come Matson (9,2%) e Wan Hai (3,3%), mentre nessuno degli altri grandi operatori ha saputo raggiungere nemmeno la soglia del 2%” fanno notare da Drewry, che sulle prospettive del mercato sembrano credere anch’essi in una prosecuzione della tendenza positiva: “La vita migliorerà per i manager delle compagnie di navigazione. La lenta ma progressiva risalita dei noli e la ripresa della domanda di trasporto lasciano pensare che il peggio sia passato per i global carrier e che il 2017 dovrebbe tornare a essere un anno di attività in lieve profitto”.
Nel lungo periodo contribuiranno positivamente alla ripresa anche il minor numero di concorrenti sul mercato (frutto della stagione di acquisizioni e fusioni in corso) e le decisioni di rinviare l’ingresso sul mercato delle nuove navi in costruzione. Secondo gli esperti di Drewry, il 2016 è servito da lezione ai global carrierche, a meno che il prezzo del carburante non torni a prezzi molto elevati e che non si inneschino nuove guerre al ribasso sui noli, potrebbero tornare a sorridere alla fine di quest’anno.