ALLE TERME DEI PAPI SI SFRUTTA IL DRASTICO CALO DELLE PRESENZE PER RINNOVARE ALCUNE AREE DEL COMPLESSO. LA RIFLINE LANCIA UN NUOVO SERVIZIO PER LE VENDITE ONLINE, MENTRE LA GEMAR CONFERMA IL SUO INTERESSE NEL GREEN. COMUNE A TUTTI L’IMPEGNO PER UN 2021 DIFFERENTE
Toccate più o meno fortemente dall’impatto che il Covid-19 ha avuto sull’economia del nostro Paese, queste tre aziende con quartier generale nella regione Lazio stanno comunque continuando a reagire, a trovare soluzioni ai tanti interrogativi generati da una pandemia che ha improvvisamente cambiato le carte in tavola a quasi tutte le Pmi italiane.
UN “ATTO DI CORAGGIO” GUARDANDO ALLA PRIMAVERA
La situazione più complessa, in questa terna di aziende, la sta sicuramente vivendo Terme dei Papi, sito viterbese che nei secoli ha messo a disposizione – anche dei pontefici in epoca medievale – acque per lo più ipertermali (da 40 a 58 gradi Celsius) dalle grandi proprietà terapeutiche. Impresa legata in modo indissolubile al territorio della Tuscia e a cui la famiglia Sensi sta cercando di far superare il meno traumatica- mente possibile questo periodo segnato dagli effetti del Covid-19.
“Come sta andando? Malissimo, grazie”, esordisce Alessandra Sensi, leader della terza generazione della famiglia che dagli anni ’90 gestisce le Terme dei Papi (sette milioni di euro di fatturato 2019 a fronte di 110 dipendenti fissi). La preoccupazione, e non solo quella, è tangibile nelle parole di chi si trova a dover fare i conti con numeri nettamente sotto media. “Nei settori alberghiero e wellness il calo rispetto all’anno passato arriva a toccare l’80%, mentre riusciamo a tenerci a galla con i servizi legati alle cure termali sanitarie”.
Nonostante le entrate si siano ridotte drasticamente, i Sensi hanno comunque deciso di investire nella ristrutturazione di alcune aree, a partire dal Niccolò V, il piccolo hotel de charme presente all’interno della storica struttura viterbese. “Abbiamo deciso di sfruttare questi tempi morti per rinnovarlo e riproporlo ai nostri clienti in una veste ancora più bella. Anche per provare a scrollarci di dosso tutto il brutto portato dal Covid-19 e farci trovare pronti per l’inizio del 2021”, sottolinea Alessandra Sensi.
“Il nostro è un atto di coraggio, considerato che, per quanto ne so, in questo mo- mento a Roma sono aperti solo il 30% degli alberghi e non si parla certo di lavori di ammodernamento. Noi di Terme dei Papi ci auguriamo un 2021 di grande ripresa a partire da marzo-aprile, sperando di tornare a rivedere la luce alla fine del tunnel”.
Aiutati su questa strada dalle istituzioni, non sempre in sintonia, come chiarisce la Sensi, con il mondo dell’imprenditoria.
“Le promesse fatte dal governo è fondamentale siano mantenute, come non è successo purtroppo con quella di poter portare in detrazione il 65% del credito d’imposta speso per mettere in sicurezza le nostre aziende e acquistare, per esempio, la termocamera che al momento mi risulta abbiamo solo noi e l’aeroporto di Fiumicino.
Una percentuale poi scesa al 9%, creando non pochi problemi a chi aveva già investito, perché si sono accorti che mancavano le risorse”.
LE INCOGNITE DI UN’ATTIVITÀ LEGATA ALLA FILIERA
Difficoltà che invece pare non aver incontrato sulla propria strada negli ultimi, complicati mesi la RifLine (36 milioni di euro di fatturato complessivo nel 2019 e 132 dipendenti tra Italia ed estero), azienda impegnata nella logistica internazionale e che ha base a Fiumicino (Roma), oltre ad essere presente in 52 paesi del mondo con il proprio gruppo. Settore segnato anch’esso dai disagi provocati dal Covid-19, ma che è riuscito meglio di altri ad incassare i vari colpi subiti sul piano economico. “Questo perché siamo stati chiamati da subito a gestire l’emergenza, organizzando l’approvvigionamento di mascherine e altro che doveva necessariamente essere fatto arrivare in Italia. Per
la Protezione civile e diverse agenzie regionali che si occupavano nella prima fase di importare soprattutto dispositivi di protezione individuale, abbiamo noleggiato sette charter in grado di recapitare nel nostro Paese più di 15 milioni di mascherine”, spiega l’amministratore delegato di RifLine Francesco Isola.
Situazione di relativo benessere commerciale che, però, non è detto possa essere replicata pure nell’immediato futuro, chiarisce Isola. “Di fatto siamo un’azienda che vive nella filiera e se si fermano gli altri dovremmo farlo anche noi spedizionieri. Non si sa cosa potrà succedere nel 2021: questo è un punto di domanda per i nostri clienti, che fanno parte dei settori più disparati. Nel frattempo, comunque, sono passati da 9mila a 22mila i metri quadrati dei magazzini che abbiamo al terminal di Pomezia, per poter assistere sempre meglio chi ha comprato merce e non può ancora venderla causa pandemia”.
RifLine che sta anche continuando ad ampliare la gamma dei servizi offerti alla propria clientela. “Ci siamo strutturati per poter gestire sempre meglio tutte le necessità della logistica e in questa ottica a inizio dicembre abbiamo lanciato il servizio Parcel, rivolto a chi deve inviare i piccoli plichi che vengono principalmente dalle vendite online. Un ambito commerciale che ha avuto una crescita esponenziale nel periodo segnato dal Covid-19”, conferma l’ad dell’azienda di Fiumicino.
GRAZIE ALL’EXPORT ATTUTITI GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA
La Gemar di Casalvieri, in provincia di Frosinone, è invece riuscita a non farsi travolgere dall’onda d’urto generata dal Covid-19 adattandosi in fretta alle nuove modalità proposte dal mercato globale. L’azienda ciociara (29 milioni di euro di fatturato 2019 e 140 dipendenti) ha infatti continuato a spedire i suoi palloncini – che in famiglia si producono dal lontano 1884 – in oltre 50 paesi nel mondo, sfruttando anche quella digitalizzazione che, assieme ad una serrata attività di marketing, le ave- va già permesso di stimolare una fetta di mercato rimasta ferma negli anni passati. “Abbiamo poi lavorato molto sull’inno- vazione e sull’assicurazione del prodot- to, servizio quest’ultimo che ci consente eventualmente, per un qualsiasi problema di tracciare tutti i lotti a distanza e indivi- duare in qualsiasi parte del pianeta si trovi ogni palloncino che produciamo”, tiene a sottolineare il vicepresidente della Gemar, Genesio Rocca.
Rinnovato approccio al lavoro giornaliero che ha privilegiato i prodotti green, biode- gradabili al 100% e contribuito a lanciare la campagna “Don’t let go”, necessaria per sensibilizzare l’utente finale sull’im- portanza di non disperdere i palloncini nell’ambiente. “In più siamo stati in grado di contenere gli effetti della brusca fre- nata causata dalla pandemia, visto che, esportando in tutto il mondo, abbiamo
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