[:it]La prima trimestrale della compagnia marittima di Onorato Armatori chiude in rosso per effetto delle minori entrate provenienti dai rotabili. La società è ottimista per il futuro.
Il Gruppo Moby nel primo trimestre di quest’anno ha fatto registrare ricavi pari a 89,2 milioni, in calo di 5,4 milioni rispetto ai 94,6 dello stesso periodo del 2017. Anche l’ebitda è peggiorato, passando da -5,7 milioni nei primi tre mesi dello scorso anno a -15,6 milioni, così come il margine operativo lordo è negativo per 30,1 milioni (dai -19,8 milioni di un anno fa) e il risultato netto mostra una perdita pari a 40,6 milioni (rispetto a un rosso di 29,1 milioni al 31 marzo 2017).
Il direttore finanziario del gruppo, Francesco Greggio, evidenzia però che, considerando i dodici mesi terminati al 31 marzo 2018 rispetto a quelli precedenti, “i ricavi sono aumentati da 537 a 581 milioni di euro, così come l’Ebitda è salito da 98 milioni a 122 milioni, sui quali pesano 22 milioni che sono il costo stimato per le nuove linee avviate nel Baltico e verso Sicilia e Corsica”. Secondo Greggio questo andamento “ci lascia ben sperare sulla recuperabilità, in termini di break-even, delle nuove iniziative. Ci fa capire che siamo verso la strada giusta”.
Nei primi tre mesi di quest’anno sono aumentati i costi delle materie prime per 2,1 milioni di euro, soprattutto per effetto di un aumento del prezzo del carburante, ma a pesare sui risultati finanziari sono anche e soprattutto i minori ricavi derivanti dalla divisione rimorchio portuale (-1,3 milioni) e dai traghetti (-4,2 milioni). In particolare per quanto riguarda il trasporto delle merci in stiva (camion e semirimorchi) le entrate sono diminuite per complessivi 3,8 milioni, imputabili per 3 milioni a Moby e per 800 mila euro a Tirrenia Cin, nonostante le nuove rotte aperte verso la Sicilia e verso Malta. Il motivo di questo lo rivela sempre Francesco Greggio spiegando che “il gruppo ha preferito mantenere i volumi trasportati”, anche a costo, evidentemente, di praticare tariffe più basse pur di non perdere quote di mercato.
Il bond di Moby (300 milioni di euro, scadenza 2023 e rendimento 7,75%), dopo essere stato declassato a metà maggio da Moody’s (da B1 a B3) e aver conseguente perso valore alla Borsa del Lussemburgo fino ai minimi di fine maggio (78% del valore di emissione), è risalito nelle ultime settimane attestandosi oggi intorno al 85%. La trimestrale di Moby conferma infine che a novembre prenderà forma il reverse merger (fusione inversa) fra la capogruppo Moby e la controllata Cin (Tirrenia), un’operazione volta a “incrementare l’efficienza attraverso sinergie operative” e a “razionalizzare la struttura finanziaria della capogruppo”. A questo proposito la società ha reso noto che la sede legale di Tirrenia Cin sarà temporaneamente spostata da Cagliari a Milano per poi riportare tutto il gruppo in Sardegna dopo che il merger sarà completato.