[:it]Secondo l’associazione degli spedizionieri Spediporto, il navettamento dei container avverrà fra le banchine e Rivalta Scrivia, Castellazzo Bormida e Ovada.
Il porto di Genova, per fronteggiare il rischio di congestionamento del trasporto stradale delle merci conseguente al crollo del Ponte Morandi, potrà presto contare su tre aree retroportuali collegate con le banchine da navette ferroviarie. Lo ha annunciato, seppur senza fornire dettagli operativi, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli.
“Al traffico dei container è dedicato il corridoio viario che passa dallo stabilimento Ilva di Cornigliano. Ad esso si aggiunge un progetto di navettamento delle merci tra il porto e tre aree attrezzate di raccolta e smistamento che consentono di evitare l’interferenza dei tir con il traffico cittadino. Uno di questi punti di snodo è disponibile subito, un altro sarà pronto tra circa sei mesi e il terzo tra un anno e mezzo”, ha dichiarato il ministro.
Toninelli non ha fornito alcun dettaglio su quali possano essere queste tre aree, anche se il direttore generale di Spediporto le individua in Rivalta Scrivia, Castellazzo Bormida e Ovada. Prenderebbe così forma la proposta avanzata all’indomani della tragedia dall’impresa ferroviaria FuoriMuro, il cui amministratore delegato Guido Porta aveva affermato: “La soluzione che noi proponiamo per il medio termine per alleggerire notevolmente il traffico camionistico e sviluppare i traffici portuali è quella di attivare un collegamento stabile tra il porto e il basso Piemonte, affinché le merci possano essere rilanciate via camion esclusivamente da lì e per questo confidiamo possano essere dati aiuti nell’ottica di contribuire a rendere il trasporto ferroviario equivalente al costo servizio del camion”.
Nella stessa audizione Toninelli, oltre a preannunciare un decreto legge ad hoc per Genova e per le infrastrutture “in grado di soddisfare al meglio le esigenze di una comunità duramente colpita”, ha aggiunto che il governo “aiuterà anche le imprese, ricadenti nell’area del crollo, a riprendere i cicli produttivi, prevedendo forme di agevolazione fiscale o incentivi alla temporanea delocalizzazione”.
Il ministro ha aggiunto che “d’ora in avanti tutti i concessionari, pubblici o privati che siano, saranno vincolati a reinvestire gran parte degli utili nell’ammodernamento delle infrastrutture che hanno ricevuto in concessione e dovranno comprendere che l’infrastruttura non è una rendita finanziaria, ma un bene pubblico del Paese”. A proposito della ricostruzione del ponte, Toninelli ha confermato che non sarà Autostrade per l’Italia a realizzarlo, bensì “un soggetto pubblico, ma a pagare i costi sarà la società concessionaria Aspi”.