[:it]La compagnia marittima italiana annuncia una General Rate Increase su diverse rotte, con l’obiettivo di riequilibrare il mercato, a partire dal primo ottobre 2016.
In una nota diffusa il 19 settembre 2016, Linea Messina spiega che non intende “traguardare un rialzo a livelli pre-crisi del 2008”, ma è convinta che “questa rappresenti l’unica seria misura per riequilibrare il mercato, in attesa che le strategie di riduzione sempre più spinta dei costi possano produrre effetti concreti”. Dalla partenza della Jolly Diamante (voy. 461) da Genova il 1° ottobre 2016 entrerà in vigore un aumento di 450 dollari per teu dai porti del West Med (Barcellona, Castellon, Marsiglia, Genova e Salerno) per i porti di Mombasa, Dar Es Salaam e Mogadiscio; per gli stessi porti di destino, dal Portogallo (Leixoes e Setubal) l’aumento sarà di 250 dollari per teu.
Nel servizio dal Sud Africa all’Africa orientale, a partire dalla Jolly Cristallo (voy. 462), che saperà da Durban il 16 ottobre 2016, l’aumento dei noli sarà di 300 dollari per teu. A partire dalla Jolly Vanadio (voy. 445) Linea Messina applicherà un aumento di 300 dollari per teu dai porti del Golfo Arabo e India/Pakistan per i porti del West Africa, mentre per tutte le destinazioni del West Africa dai porti del West Med, East Med e Nord Africa l’aumento sarà di 450 dollari per teu dalla partenza della Corcovado (voy. 510) del 10 ottobre 2016. Nei prossimi giorni Linea Messina annuncerà altri aumenti per i servizi che collegano i porti del West Med a quelli del Mar Rosso, Golfo Arabo e India/Pakistan.
“Una revisione delle politiche sui noli è stata decisa in considerazione deldeterioramento costante del mercato mondiale del trasporto container e del segnale forte e chiaro lanciato a tutta la comunità dello shipping dal caso Hanjin”, spiega la società. “La costruzione di navi di sempre maggiore capacità, con l’ardua speranza di poter sfruttare sempre maggiori economie di scala, legata al rallentamento generalizzato dell’economia internazionale ha spinto i noli marittimi a livelli insostenibili per qualsiasi armatore, non solo sulle rotte dove sono impiegate le navi da 18/20mila teu di capacità ma a livello generalizzato su tutte le rotte marittime”.
Messina aggiunge che “livelli di nolo in alcuni casi negativi (vengono coperte le solo le spese d’imbarco/sbarco e/o le spese accessorie); il costo del bunker aumentato più dell’80% dall’inizio dell’anno; il commercio internazionale stagnante; la diminuzione degli investimenti, specie nelle grandi infrastrutture, delle economie che fondano le proprie entrate sull’Oil & Gas; la crisi socio-politica di alcuni Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, impongono strategie sempre più aggressive di riduzione dei costi che, anche se non completamente risolutive, ogni compagnia di navigazione sta portando avanti ormai da numerosi anni”.