Nonostante il lieve calo degli ultimi trimestri, la Cina continua a crescere in maniera stabile da molti anni. Si può quantitativamente dimostrare che questa crescita è prevalentemente generata da solidi investimenti di capitale e, in particolare, da investimenti in infrastrutture che hanno cambiato il volto delle città cinesi e facilitato gli scambi di merci e persone tra le diverse provincie del Paese asiatico. Si pensi, ad esempio, al fatto che la Cina ha la più vasta rete di treni ad alta velocità al mondo, con 30mila chilometri di tratte attive contro gli 896 km di linea ad alta velocità in Italia.
Per continuare a sostenere la crescita e capitalizzare le competenze sviluppate, il presidente Xi Jinping ha lanciato nel 2013 un progetto strategico, la Belt and Road Initiative (Bri), che prevede, ormai prossimi all’avvio, enormi investimenti in infrastrutture logistiche e commerciali. La connessione rafforzerebbe in particolare l’interscambio con 60 Paesi: alcuni di essi, proprio grazie a questo nuovo collegamento, avrebbero un’accelerazione nello sviluppo e nella crescita e diventerebbero mercati di sbocco ancora più interessanti rispetto ad oggi.
La nuova via della seta è un’importante opportunità anche per l’Italia, prima di tutto perché incrementerebbe la nostra capacità di servire mercati esteri (l’export per l’Italia è un terzo del Pil). Inoltre, i risvolti infrastrutturali nel nostro Paese sarebbero certamente positivi, in particolare in alcune aree geografiche che avranno un ruolo strategico per il trasporto via mare: i porti coinvolti avrebbero un’iniezione di investimenti, e potrebbero accelerare la trasformazione tecnologica che ha già coinvolto alcuni altre strutture portuali europee leader come quella di Amburgo. Infatti, per immaginare gli impatti sui porti italiani coinvolti, come quello di Trieste, che oggi muove circa 65 milioni di tonnellate di merci, basta ispirarsi alla città anseatica tedesca, dove transitano circa 140 milioni di tonnellate di prodotti. Un concentrato di nuove tecnologie: il porto di Amburgo ha già in funzione mezzi elettrici a guida autonoma per lo spostamento delle merci, testa già la rete 5G e ha raggiunto il 95% della digitalizzazione dei documenti di carico e scarico doganale. Inoltre, nel 2025 nello stesso porto si prevedono 10mila voli di droni per lo spostamento merci, mentre già adesso i droni vengono utilizzati per le ispezioni su danni alle gru di movimentazione container. Si stanno addirittura sperimentando mini-sommergibili a guida autonoma per l’ispezione delle sedimentazioni nel fondo e per lo stato di salute degli argini. Infine, le nuove infrastrutture saranno auspicabilmente concepite con moderni concetti di sostenibilità ambientale: proprio in questi giorni 29 imprese e istituzioni internazionali coinvolte nella Bri hanno siglato a Dalian (terzo porto per importanza in Cina) un accordo per rispettare princìpi green nella progettazione e realizzazione delle opere. Si favoriranno, ad esempio, i trasporti su rotaia e l’uso estensivo di energia rinnovabile: è da notare che la Cina ha raggiunto una leadership globale sia nella produzione di treni sia nelle tecnologie di produzione elettrica solare e a vento.
In conclusione, è ovvio che una iniziativa transnazionale del genere sia uno strumento di politica internazionale oltre che commerciale, ma proprio per questo è fondamentale avere un ruolo attivo, definire gli interessi del proprio Paese e guidare la partnership strategica in quello che può diventare il progetto del secolo. Dati gli interessi internazionali in gioco, questa opera deve diventare obiettivo primario di collaborazione tra Stati europei, al fine di definire politiche sinergiche e rafforzare la posizione europea negli equilibri economici internazionali.
Josef Nierling – Amministratore delegato Porsche Consulting
Fonte: IlSole24Ore