[:it]Rif Line è una delle realtà “emergenti” tra le aziende che si occupano di trasporti internazionali import/export. Vi caratterizza una attività di “consulenza” alle imprese che vogliono importare o esportare, ci può spiegare meglio questo ruolo?
Quando parliamo di “consulenza” ci riferiamo al servizio che possiamo fornire alle aziende non solo nell’organizzazione del trasporto (molto spesso i nostri clienti infatti conoscono molto bene le dinamiche che regolano il mondo del trasporto internazionale), ma anche e soprattutto quel supporto operativo che consente loro di entrare come protagonisti su mercati fino a quel momento non esplorati.
Non è sempre facile infatti interfacciarsi con mercati così lontani dal nostro quotidiano: sia quando si cercano fornitori adatti alle nostre esigenze di produzione così come quando si cercano potenziali clienti interessati ai nostri prodotti. In tutto questo possiamo intervenire e supporto dei nostri clienti.
Il tessuto imprenditoriale italiano è notoriamente composto da piccole e medie imprese, che spesso rinunciano ai mercati esteri anche per le difficoltà organizzative e logistiche. Come può Rif Line dare loro una mano?
Noi mettiamo a disposizione dei nostri clienti il nostro know how e la nostra profonda conoscenza di mercati dove siamo presenti da moltissimi anni.
Non si tratta appunto di organizzare solo un trasporto, ma di aiutare i nostri clienti nella scelta dei partner locali e nell’organizzazione di tutto l’impianto logistico che serve a rendere possibile una facile interfaccia con questi mercati.
Negli ultimi anni sono nate e cresciute anche diverse piccole imprese e start up in un settore tradizionalmente strategico per l’Italia come l’agro alimentare. Cosa consiglia a queste realtà spesso innovative che guardano all’estero come una opportunità?
All’estero la domanda di prodotti dell’agroalimentare del nostro paese è in continua e rapida espansione: paesi che fino a poco tempo fa erano poco propensi al consumo di prodotti alimentari “Made in Italy”, oggi sono diventati mercati molto interessanti a cui guardare (si pensi ad esempio a Giappone, Cina, Australia ).
Il primo passaggio da affrontare è prettamente mentale: dialogare con paesi e culture diverse può non essere semplice. Ci sono regolamenti nazionali diversi, norme e vincoli che a prima vista possono scoraggiare, difficoltà di distribuzione… eppure se questi mercati sono così interessati una ragione ci deve essere. E’ per questo che ci proponiamo come interfaccia e supporto a chi decide di accettare la sfida.
Tra i vostri clienti avete piccole aziende? Può farci qualche esempio?
Abbiamo aiutato alcune realtà agro alimentari a entrare nel mercato Giapponese: partendo praticamente da nulla, oggi uno dei nostri clienti esporta oltre 300 contenitori all’anno di prodotti. E’ una soddisfazione anche per noi poter partecipare al successo di aziende italiane. Ci sono anche realtà in campo vinicolo che grazie a noi hanno potuto sfruttare le nuove regolamentazioni che agevolano l’e commerce in Cina e che oggi esportano con successo in questo mercato sempre più promettente.
Molti vostri clienti operano nella moda, anche in questo ambito le nuove iniziative imprenditoriali sono numerose, ma solo in pochi casi riescono a conquistare spazi all’estero, nonostante una sempre forte domanda di “Made in Italy” nel mondo. A suo avviso cosa lo Stato potrebbe fare di concreto per affiancare queste realtà?
Per il nostro export lo Stato Italiano dovrebbe prendere accordi internazionali sul commercio dei nostri prodotti “Made in Italy” , in modo da snellire la burocrazia per incrementare i flussi di merce.
Qualcosa negli ultimi anni sta cambiando, l’ICE e la rete di consolati molto estesa del nostro paese stanno diventando un effettivo veicolo di promozione del Made in Italy, ma tante cose rimangono ancora da fare: spesso si assiste ad ottime iniziative che però mancano di coordinamento e di un vero focus specifico.
Quali sono i mercati esteri che per la sua esperienza sembrano essere più promettenti per l’export italiano?
La Cina si è tramutata negli anni da paese esportatore di prodotti a basso costo a consumatore di prodotti.
Oggi è il mercato che da questo punto di vista presenta i più alti tassi di crescita e si affianca a mercati tradizionalmente importanti per il Made in Italy come Giappone, Stati Uniti e Germania.
Ma anche nei paesi del Nord Africa si assiste ad un crescere della domanda di tecnologia e macchinari (in alcuni casi legati alla ricostruzione di questi paesi), per non parlare poi dei paesi del Golfo Persico dove la domanda di prodotti Made in Italy presenta tassi di crescita a doppia cifra.