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Genova – Potrebbe essere questione di giorni. Forse un paio di settimane.
L’apertura notturna dei terminal del porto di Genova, dopo il crollo di Ponte Morandi, consentirebbe allo scalo di movimentare via camion le merci che entrano ed escono dalle banchine senza bloccare la viabilità cittadina durante le ore diurne e contemporaneamente garantirebbe allo scalo maggiore operatività, recuperando così parte del terreno perso rispetto alle difficoltà sopraggiunte dopo la tragedia dello scorso 14 agosto. Uno dei problemi principali che per ora ha fermato l’apertura h24 dei terminal è quello relativo ai costi.
«Chiediamo che nel “decreto Genova” venga previsto un sostegno a favore dei terminal genovesi e dell’autotrasporto», dice Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale. «Per ora – aggiunge – molti operatori hanno dato la loro disponibilità a lavorare anche di notte ma garantire un’operatività al porto h24 ha dei costi. Servono degli incentivi a favore degli imprenditori da parte del governo. Sono convinto – chiude Signorini – che se nel “decreto Genova” saranno compresi aiuti per il porto, l’apertura notturna dei terminal sarà messa in pratica da tutto lo scalo. In caso contrario, invece, sarà una decisione che spetterà ai singoli terminalisti. Come Authority siamo pronti a dare il via libera in poche ore all’intera macchina organizzativa e dei controlli una volta avuto l’ok da parte degli operatori».
Il porto di Genova movimenta quasi 5.000 Tir al giorno, di questi circa duemila – prima del crollo – transitavano su Ponte Morandi. «Sarà necessario aprire il porto anche di notte – dice il terminalista Aldo Spinelli – per evitare il collasso della città. I camion che trasportano i container che arrivano o partono via nave dal nostro porto non possono operare solo durante il giorno, altrimenti avremo un traffico completamente paralizzato. Dalla prossima settimana – sottolinea – le aziende riprenderanno la loro piena produzione dopo la pausa estiva: le merci aumenteranno e di conseguenza crescerà anche il numero di mezzi pesanti movimentati in banchina e che poi si riverseranno sulle strade».
Il primo scalo d’Italia, dopo il crollo del Morandi, deve fare i conti anche con la mancanza di una parte della ferrovia utilizzata per le merci perchè i binari sono occupati dalle macerie del viadotto. Ad essere penalizzato da questa mancanza è soprattutto il bacino portuale di Sampierdarena. Il coordinatore europeo del Corridoio Reno-Alpi, Pawel Wojciechowski, questa mattina visiterà il porto di Genova e poi avrà un confronto con il cluster marittimo sulle azioni che il sistema logistico-portuale si trova a mettere in campo dopo il crollo di Ponte Morandi. La logica dell’incontro, si legge in una nota di Palazzo San Giorgio, sarà quella di concentrare l’attenzione principalmente sull’attuale situazione di emergenza, ma saranno rappresentati al coordinatore anche tutti i piani di potenziamento infrastrutturale del porto e dei suoi collegamenti con l’hinterland. Al summit dovrebbero essere presenti – oltre agli operatori – anche il sottosegretario alle Infrastrutture Edoardo Rixi, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e il sindaco del capoluogo ligure, Marco Bucci. La commissaria europea ai Trasporti, la slovena Violeta Bulc, sarà invece a Genova il prossimo 8 ottobre.
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